«Il Trovatore» fedele specchio dei travagli dell’animo

Feature "Ho una serie di reminiscenze legate alla musica che, sin da tenerissima età, rappresentava una costante nella vita quotidiana della nostra famiglia: pur non essendoci musicisti, si è sempre ascoltata tantissima musica in casa, soprattutto legata al mondo dell’opera, ma anche sinfonica e cameristica. Quanto al “Trovatore”, non ho dubbi, lo collego immediatamente alla voce di Mario Del Monaco. Mi colpiva la cupezza di quel dramma, la tragicità e l’assurdità di quella storia. - Massimo Zanetti" Giulio Alessandro BocchiGazetta di Parma
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Bisognerà aspettare venerdì 21 ottobre per ascoltare «Il Trovatore» al Teatro Regio. Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini salirà Massimo Zanetti.

Maestro Zanetti, qual è il suo primo ricordo legato alla musica e a Verdi in particolare?

«Ho una serie di reminiscenze legate alla musica che, sin da tenerissima età, rappresentava una costante nella vita quotidiana della nostra famiglia: pur non essendoci musicisti, si è sempre ascoltata tantissima musica in casa, soprattutto legata al mondo dell’opera, ma anche sinfonica e cameristica. Quanto al “Trovatore”, non ho dubbi, lo collego immediatamente alla voce di Mario Del Monaco. Mi colpiva la cupezza di quel dramma, la tragicità e l’assurdità di quella storia».

Che strada interpretativa ha intenzione di seguire in questo «Trovatore»?

«Se partiamo dal presupposto che la forma drammaturgica tracciata da Verdi per quest’opera sia quella epico-narrativa, diventa quasi un percorso obbligato procedere su questa strada interpretativa: quella del “racconto”. Con Elisabetta Courir ci siamo subito trovati d’accordo su questa visione, la narrazione come linea ideale che attraversa l’intero dramma».

Com’è dirigere un’opera tanto conosciuta in un teatro esigente come quello di Parma?

«Intanto è importante sottolineare l’affetto vero e sincero che mi lega al Teatro Regio di Parma e alla città intera. Con estrema commozione vorrei ricordare in questa occasione Daniela Dessì, con la quale abbiamo affrontato nel 2010 una indimenticabile edizione dei “Vespri”: una delle più grandi soprano di questi ultimi 30 anni, nonché persona adorabile, meravigliosa. A Parma si viene con la piena coscienza di affrontare un pubblico preparato e capace di riconoscere l’onestà intellettuale e artistica con cui un interprete viene ad affrontare il proprio compito».

Anche alla regista Elisabetta Courir abbiamo chiesto come si è avvicinata al mondo dell’opera. «Ho iniziato gli studi musicali fin da bambina – ci spiega – quando venni selezionata nel coro di voci bianche del Teatro alla Scala e da allora ho affiancato i miei studi scolastici ed universitari a quelli musicali. Il mio lavoro teatrale nasce dalla collaborazione con il regista Egisto Marcucci insieme al quale ho realizzato molti titoli sia di prosa che nell’opera lirica».

Come sarà connotato questo allestimento?

«L’idea è analizzare quella dimensione oscura che Giuseppe Verdi esplorò attraverso la sua ineguagliabile capacità di penetrare il mondo interiore dell’uomo, i travagli individuali, le sue fragilità, gli slanci e la profonda solitudine che accomuna i protagonisti spinti da un anelito dell’anima. Il Trovatore è soprattutto Verdi che ci colma sempre di stupore cantandoci questa storia così ricca di bizzarrie, irreale ed astratta».